Your search results

San Vito e San Giusto

San Vito si trova su un colle nella parte centrale della città e si estende fino al mare. 

Da Piazzale Rosmini a Passeggio Sant’Andrea è una lunga e bella passeggiata tra palazzi d’epoca alternati a costruzioni anni ‘70, giardinetti e parchetti con giochi per bambini. 

Sviluppatosi a livello edilizio tra il 1700 ed il 1800, quando divenne meta di soggiorno per la colonia di possidenti britannici in città, è uno dei quartieri più eleganti di Trieste. Oggi non abbiamo più i possidenti britannici ma abbiamo i possidenti patochi che per un immobile in zona farebbero falische. 

Solitamente, appena si immette un immobile sul mercato, in agenzia si scatena l’inferno con telefonate, mail e richieste di info di ogni genere. 

Per un agente immobiliare è la manna dal cielo e le quotazioni vanno alle stelle. 

Ho visto stime ridicole, che neanche a Park Avenue, stilate da agenti d’assalto che promettono guadagni impossibili pur di accaparrarsi l’immobile in vendita. 

Perché San Vito ha tutto quello che ad altri rioni fighetti manca: la vista mare assente nella gran parte dei palazzi di Cavana, il centro ad un tiro de s’ciopo senza il casino dei locali notturni, l’eleganza a pochi passi da Piazza Unità. 

Un annuncio immobiliare che esordisce con “Be- senghi – Appartamento…” o “Passeggio Sant’Andrea – Bilocale…” o “Via Hermet – In stabile…” è un successo assicurato, il famoso assegno circolare. 

Non ci sono altre zone della città che tengano, li straza tuti. 

È sede anche del Seminario Vescovile, una struttura imponente e parecchio severa nella centralissima Via Besenghi. Circondato da una zona verde che arriva fino all’incrocio con Via Navali, un tempo vi si trovava un rinomato liceo linguistico. Oggi comprende la Casa del Clero, una Chiesa, un parco giochi e una libreria molto fornita. 

Un’altra particolarità di San Vito è la presenza di gattare in alcune precise strade. Puntuali come un orologio svizzero, si sentono arrivare a bordo delle loro macchine scassate e sono anticipate dal rumore dell’acceleratore con in contemporanea la frizione sempre abbassata. Di solito sono delle arzille vecchiette che dedicano il tempo e la loro pensione al sostentamento degli amati felini. Dopo aver parcheggiato in sosta vietata, sistemano con premurosità le ciotoline con una grande varietà di leccornie per gli animali, che si ritrovano a gustare i nuovi tipi di croccantini che le salvatrici propongono loro. Offrono un catering di tutto rispetto e i gatti ne sono consapevoli, dato che non risparmiano fusa alle nonnine di turno. Le gattare non agiscono da sole, sono una squadra, e si alternano per assicurare colazione, pranzo e cena. Guai a saltare un pasto! 

I gatti che vivono in uno dei quartieri più in voga della città sono decisamente fortunati e benestanti, hanno l’aria sempre appagata e sono in sovrappeso. Di dar la caccia ai topolini, non se ne parla neanche! In un angolo di una strada un giorno è addirittura spuntato un tiragraffi di ultima generazione! 

San Vito confina, tra gli altri, con San Giusto, altro rione storico, sede della fortezza e della nostra famosa Cattedrale, principale edificio religioso della città. 

In parole povere la parte medievale di Trieste. 

Sede di reperti archeologici di pregio e di un Castello dove in estate si tengono concerti, eventi privati e serate jazz che ricordano i gloriosi anni ‘80, quando proprio all’interno del Castello, ci si ritrovava alla Bottega del Vino, ormai chiusa da decenni. 

Stessa sorte accaduta al famoso Tor Cucherna, di cui rimane ormai solo la torre di osservazione della cinta delle antiche mura e le belle case tutto intorno. 

Dei locali storici sopravvive (brillantemente!) solo l’Osteria da Libero che scendendo dal Castello verso il centro città o verso San Giacomo è tappa obbligata sulla ripida Via Risorta, una delle strade che definiscono il rione di San Giusto e che fungono da confine con il Giacomo sopracitato. 

San Giusto, a livello immobiliare, è una zona interessante, ma mai quanto la blasonata vicina San Vito. I palazzi d’epoca sono maestosi, con appartamenti ampi e luminosi, spesso ristrutturati e riportati alla vecchia gloria. 

I prezzi sono umani e non c’è necessità di rivolgersi al narcotraffico per donare un rene prima di rogitare. 

Alla base del colle di San Giusto abbiamo un altro reperto storico di cui noi triestini andiamo fieri: l’Arco di Riccardo. 

Su di lui le fonti raccontano storie parecchio differenti: che sia una porta romana risalente al I secolo a.C., oppure un ingresso di un santuario, una cosa è certa: immobiliarmente ha il suo porco valore. 

Il palazzo su cui poggia è stato ristrutturato completamente una ventina di anni fa e gli appartamenti sono stati venduti a cottimo, complice la situazione economica estremamente favorevole dell’epoca ma soprattutto la meraviglia di poter dire di abitare in un palazzo in cui, aprendo le finestre, ci si affaccia sull’Arco. 

È proprio al confine tra San Giusto e Cittavecchia e per questo beneficia di entrambe quando si richiede una stima. 

Se saria l’America, fussi el New England. 

Descrizione tratta dal libro: “Casa Mia, Casa Mia:
come tirar ‘vanti nela giungla del cemento triestin”
edizioni Bora.La

Compare Listings