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Città Vecchia e Cavana

Solo trenta anni fa, era una zona off limit. Cavana faceva rima con Puttana, dato che i palazzi erano fatiscenti e destinati a case di appuntamenti. Un quartiere a luci rosse non ufficiale, insomma. 

Non potevi non conoscere “la Muta”, oppure “la Rossa”, la Regina delle Maitresse, che dalla finestra di casa sua controllava non solo gli “affari” della Piazza di Cavana, ma anche gli infiltrati, ovvero i te- enager che di soppiatto entravano nel rione proibito a comprare la miglior pizza al taglio della città. Ora, quei teenager, si ritrovano per l’aperitivo nei numerosi localini trendy del quartiere e il palazzo della Rossa è quotato come immobile di pregio. Grazie all’attuazione del Piano URBAN 2003-2009, infatti, Cavana è risorta dalle sue ceneri, dal suo lungo e tormentato sonno, ed è diventata il simbolo dello svecchiamento di tutta la città, ritornata ai fasti dell’Impero Austro-ungarico. La movida della “Trieste bene”, infatti, si è spostata in quella zona che è diventata brulicante di vita mondana, come avviene sui Navigli, ma senza il Naviglio. 

Sempre quei ragazzini della pizza al taglio, ora si sentono molto fighi e alla moda salendo sul tetto del Museo Revoltella per un drink panoramico, cullati da musica Lounge. Come in Fondazione Prada a Milano, ma senza smog e con vista mare. 

Anche i costi in zona Cavana assomigliano vagamente a quelli di Milano: ci sono pochi immobili disponibili, molta richiesta e spesso il prezzo è calcolato a corpo e non a misura proprio per la sua esclusività. 

Praticamente, chi aveva maledetto la nonnina per avergli lasciato in eredità un quartier con wc separato e parquet scricchiolante in quella zona, adesso le porta fiori ogni settimana al Cimitero! 

C’è questa immagine che forse rende l’idea di quello che è successo: in Piazza di Cavana a un certo punto si è rovesciato un enorme secchio che con la sua vernice ha pulito e colorato “tutti i muri, case, vicoli e palazzi” riuscendo a infiltrarsi nei dedali di viuzze, fino su a San Giusto e giù in fondo alle Rive. Il tutto è stato lavato, bonificato e ora sa di nuovo, tranne – inspiegabilmente – Rotonda Pancera, a due passi dall’Arco di Riccardo e il migliore esempio neoclassico in città. 

Cavana è a un tiro de s’ciopo dalle Rive, zona di pregio perché di fronte al mare e agli esclusivi Yacht Club e società veliche. 

Da un Casin al’Upper East Side, xe per bon un atimo. 

C’è solo un piccolo problemino per chi decide di vivere in Cavana: il posto auto. Chi ce l’ha se lo tiene stretto e piuttosto si venderebbe un parente ma non il loculo per ricoverare la macchina. Nelle zone non pedonali, non essendoci le regolamentazioni dei parcheggi – le classiche strisce bianche e neanche quelle blu a pagamento – tutti coloro che vengono da altre parti della città e lavorano in centro, la mattina cercano posteggio nelle vie a ridosso di Piazza Cavana e Piazza Hortis, creando delle vere e proprie faide. Uno scenario da far west a partire dalle 7.30 inizia a scaldare gli animi di chi è alla ricerca disperata di un posto gratuito per parcheggiare tutto il giorno. Si procede in fila indiana per stanare qualche residente che sposta la macchina per andare in ufficio, come in una stressante staffetta. Chi lo trova per primo sarà maledetto da chi è arrivato qualche secondo dopo, dato che deve continuare la processione. C’è gente che si è scambiata i numeri di telefono e si avverte quando sta per scendere di casa e andare via, lasciando l’ambito rettangolo di suolo pubblico che vale oro, risparmio di tempo e Gaviscon. 

Quando si parcheggia subito in questa zona, ci si concede pure un caffè al bar e la vita sembra sorridere. Al contrario, la giornata inizia in salita e con un carico emotivo non indifferente. 

La sera, soprattutto nel week end, la situazione è anche peggiore dato che i localini notturni di Cava- na attirano sempre tantissime persone che, invece di parcheggiare a pagamento sulle Rive, ben pensano di accomodare la macchina nella free and wild zone. 

Ci si domanda come mai Trieste, che quasi ogni anno è ai primi posti della classifica de Il Sole 24 ore tra le città con la qualità della vita più alta, non abbia un centro storico totalmente chiuso al traffico, come accade peraltro in tutte le grandi città italiane. Di sicuro l’ambiente e Greta Thunberg ringrazierebbero! 

In Cavana c’è un piccolo ma bellissimo giardino pubblico che è stato riqualificato da pochi anni e che è aggregatore di bambini che corrono e giocano in sicurezza – dato che è completamente recintato – dopo la scuola. 

Di fronte al parchetto c’è l’Emeroteca, un gioiellino culturale della città. Non solo si possono leggere e sfogliare riviste nazionali e internazionali dove regna un rilassante silenzio e le poltroncine sono comode e accoglienti, ma vi sono anche tavoli dove – almeno in era pre Covid – studenti universitari preparavano gli esami in totale tranquillità, magari sorseggiando un caffè da asporto nei bicchieroni che ricordano molto quelli americani, acquistati dai deliziosi baretti lì accanto. 

Se saria l’America, fussi Upper East Side. 

Descrizione tratta dal libro: “Casa Mia, Casa Mia:
come tirar ‘vanti nela giungla del cemento triestin”
edizioni Bora.La

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